Antonino Fedele


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Scherzo in versi su una sessione d'esami

Opere proprie

            SCHERZO IN VERSI SU UNA SESSIONE D’ESAMI              
                                      (ANNO SCOL. 1979/80)
                                          di Antonino Fedele

      –Professore, abbiam la nomina:
      non sappiamo se l’accetta.
      E’ un bel posto! A noi dia retta!
      Alla fin ringrazierà . –

      – Vuole dirmi ove mi manda
      il Signor Provveditore? –
      – Al «Casati», dalle Suore!
      C’è la Media e l’Aziendal. –

      –Non mi resta che accettare!
     (Non si lascia tanta grazia,
      evitata la disgrazia
      d’una scuola laical).

       Commissario del Governo!
      Presidente di commissione! –
      Questa nomina t’impone
      Tante cose da sbrigar.

      Sono molte le incombenze
      Che tal carica comporta:
      tra il docente ed una sorta
      di segugio sei quei dì.

      L’uno incarico: guardare
      ciò che fanno nella Scuola,
      richiamar con la parola
      e poi tutto riferir.

      Certo, andar bisogna adagio,
      far le cose con gran tatto:
      per non farsi dar del matto
      competenza devi aver.

      L’altro incarico è migliore
      
Inter pares primus sei;
      l’opra singola far dèi
      diventare collegial.

      Non è sempre facilmente
      che tu ciò conseguirai
      ma per non avere guai
      del poter non abusar.

      Poi quel preside contatto
      per fissar l’appuntamento.
      mamma mia, che cosa sento!
      a presiedere è una suor!

      – Sono Carla, suor Maria
      delle vergini orsoline –
      Con un fare molto fine
      mi continua ad informar.

      Tutto dice della Scuola
      della quale è innamorata!
      Quindi insiem fissiam la data
      per scrutini ed esam.

      Sette giugno dell’Ottanta,
      ore nove del mattino:
      primo incontro e poi perfino
      le tre Medie scrutiniam.

      Nove giugno dell’Ottanta,
      stessa ora del mattino:
      Altro incontro e poi perfino
      scrutiniamo l’Aziendal.

      Tra pagelle e tabelloni,
      tra verbali e varie carte
      l’aula sembra un campo marte
      dove avvenne una tenzon.

      Voti neri e voti rossi;
      vivi, morti e gran feriti:
      i docenti son storditi,
      ma Giustizia s’affermò.

      E’ importante dire il vero,
      ma è difficil giudicare:
      l’uno e l’altro in uno fare
      non è certo dell’uman.

      E’ per ciò che suora Carla
      fè precedere il lavoro
      d’una prece che in gran coro
      al Signor noi s’inviò.

      Emma, Luca, Federica,
      Luisa, Irmina e Faustino
      il quattordici mattino
      con don Stefan Varnavà

      Tutti qui ci rivedremo
      pei dover preliminari:
      fisseremo i punti vari
      su cui poi proseguirem.

      Trentaquattro ragazzini
      sono tutti in apprensione,
      ma una certa trasmissione
      di tre dì l’esam spostò.

      Giunge quindi il diciannove,
      viene il venti ed il ventuno:
      sulla carta, uno ad uno,
      lor dan saggio di saper.

      Poi si parte con l’orale
      nella sala professori.
      Sette a uno: son dolori!
      Chi presiede attento sta.

      Ma gli alunni danno fiato
      alle trombe e coi tamburi
      suonan forte: sono duri,
      Perciò tutti licenziam.

Col Diario di Anna Franck
e
Il gran sole d'Hiroshima
i ragazzi fan la rima
in materia d'italian.

Emma Riva adagio adagio
la lor crescita ha curato:
or le resta poco fiato;
tutto diede e con amor.

L'altra mamma, mamma Irmina,
con le scienze naturali
agli alunni fè batter l'ali
al traguardo dell'esam.

Tra i notevoli prodotti
e l'algebrica espressione
un gran ponte ella dispone
su cui corre la tension.

Quando scocca la scintilla
e sul viso torna il giorno
all'alunno gira intorno
l'architetto
agri cultor.

Non è Luca del Vangelo
ma da tecnico ed artista
agli alunni a prima vista
fa capir cos'egli vuol.

La Dolazza e il Torricelli
son la coppia più concreta:
con la scienza han fatto quieta
la gran voglia d'imparar.

Autoclave ed acquedotto,
legno, ferro e compensato…
tante cose hanno imparato;
ora posson ... lavorar.

Da Partenope e Milano
venne fuori una bambina
che da grande l'inglesina
con gli alunni volle far.

E' Brambilla e pur Pisoni:
dei colleghi i cuori afferra
con il suo
yes d'Inghilterra
e il suo dolce bel visin.

Il Bonatti e la Rodella
allevarono gli atleti:
con le palle e con le reti
il lor corpo irrobustir.

Or son qui, seduti accanto,
a parlar di tante cose:
sembran medici e le pose
san di tutto il corpo uman.

A dirigere l’orchestra
c’è con loro un gran maestro,
uomo sveglio, colto e d’estro:
È don Stefan Varnavà.

Che simpatici, davvero!
Gente onesta e preparata,
molto bene amalgamata
che sa fare il suo dover!

Qui davvero si lavora
con il cuore ed il cervello!
E’ per questo ch’è sì bello
Star con loro tanti dì.

[Se la pubblica istruzione
emulasse la privata
si farebbe cosa grata
alla nostra società.

Nelle scuole dello Stato
tante cose vanno male;
ma di ciò nessun si cale
Ciò che conta è viver ben.

Cosa fanno in Parlamento?
A vederli proprio niente!
Speran solo che la gente
rompa poco e voti ben!

Ma torniamo ai fatti nostri:
non crucciamoci per loro!
In coscienza il ver ristoro
Noi l’abbiam raggiunto già.]

– Suora Carla, mi perdoni
se ho sbagliato qualche volta,
o se pur non ho ancor tolta
l’abitudin di fumar.

Quando prega, la mattina,
mi ricordi, per favore,
mi ricordi al buon Signore:
Sono un pover peccator.

Ei l’ascolta, stia pur certa.
Perciò dica con il cuore:
«Tu l’aiuta, o mio Signore,
quel tipaccio d’un FEDEL!»

E voi tutti ricordate
di far bene e mai del male;
belli o brutti siamo uguali
al cospetto del Signor.

Or ch’è giunto il ventisette,
ch’è finita la fatica,
permettete che vi dica:
Il Signor vi benedica!

                                               Grazie a tutti - io me ne vò.–




Milano, giugno 1980


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