Antonino Fedele


Vai ai contenuti

La donna sa dire di no?

Opere proprie > Opere di altri autori

Libri di altri autori                                                                       



Alessandra Marchi
La donna sa dire di no?

Editore: Grillo
Pubblicazione: San Daniele del Friuli, 1975.
Descrizione fisica: p. 155; 18,5x24 cm.

Clicca qui per ACQUISTI o informazioni



Presentazione
di Antonino Fedele


    Avere la fortuna di incontrare, nel corso della vita, anime come quella di Alessandra Marchi, l’Autrice delle pagine che qui vengono proposte, non è una cosa di tutti i giorni. Eppure, io ho avuto questa fortuna che ho inteso subito condividere con i lettori, tanta è la ricchezza che in esse ritengo contenuta.
    Ciò nonostante, quando ho proposto ad Alessandra di lasciarmi pubblicare alcune delle lettere da me ricevute durante un periodo di corrispondenza reciproca, sapevo di crearle un problema. Ma la schiettezza con cui trattava gli argomenti che le venivano proposti mi aveva colpito già lavorando in comune quali commissari di Stato in occasione di una sessione d’esami per cui mi sono ripromesso di non lasciar cadere la possibilità di un vero incontro, uno dei pochi, fra i molti della vita, che si pongono subito con i caratteri della naturalezza e quindi di un’originalità sorprendente.
    Alessandra è una donna che non ha niente da nascondere: guarda fatti e persone con una lucidità che fa rimanere sospesi, traendo ovunque una carica potente di fiduciosa speranza. E proprio perché pensavo che le sue lettere non dovevano limitarsi ad arricchire soltanto me, l’ho sollecitata a parlare dei problemi più disparati e a raccontare, data la fiducia creatasi tra noi, gli episodi salienti della sua vita. Dopo aver lottato molto per entrare in convento, Alessandra deve lottare altrettanto accanitamente per uscirne: il suo, infatti, non è il cosiddetto colpo di testa, né l’atteggiamento di una persona disadattata e insicura, ma un bisogno di autenticità che porta con sé dalla nascita e sente perciò il dovere di usare ogni mezzo perché venga rispettato.
    Chiedere di rendere note anche ad estranei quelle vicende e quelle lotte che lei mi aveva comunicato tanto spontaneamente in nome dell’amicizia, non era cosa facile. Se avesse presunto che avrebbero potuto varcare la soglia della nostra cerchia avrebbe usato uno stile diverso? Credo di no: di irripetibile in Alessandra, come in tutte le persone dalla potente capacità creativa, è lo sguardo, quella intuizione profonda che mette a contatto immediato con la realtà per arricchirsene senza rimanerne assorbiti.
    Come prevedevo, Alessandra accettò di mettere allo sbaraglio se stessa senza rifacimenti e senza coperture, nella speranza di poter donare così, a prezzo della propria esistenza, un po’ di fiducia agli altri. Lo dice ad un certo punto: «Ammesso pure che la mia vita sia soltanto un errore, non è stata inutile se può aiutare gli altri a non sciupare la propria».
    Questa è una verità mai scontata che qui si propone con un’intensità nuova emersa dalla complessa problematica del nostro tempo.
    Penso, pertanto, di fare cosa gradita a quanti avranno la bontà di leggere queste pagine, certo, come sono, che in qualche modo esse contribuiranno ad ampliare il raggio di una vera comunicazione umana.
    L’occasione di meditazione e di riflessione che esse certamente sapranno offrire al lettore sarà un motivo di autentica soddisfazione per l’Autrice alla quale, frattanto, rivolgo il mio personale «Grazie!».

    Brescia, 5 aprile 1975



N.B. – Su questo lavoro hanno scritto:


prof. Pietro Gibellini, ordinario di letteratura italiana presso l’Università “Cà Foscari” di Venezia, in Femminilmente no pubblicato da «Bresciaoggi» del 7 settembre 1975: «Antonino Fedele, personalità assai nota nel mondo scolastico bresciano, preside, sindacalista, esperto di legislazione scolastica, autore di un eccellente testo di educazione civica, precisa nella densa presentazione l’occasione dell’incontro ora stampato. […] Le lettere del Fedele sono sottaciute, ma [nella finzione letteraria] danno all’epistolario della Marchi la concretezza anche didascalica del colloquio, evitano al diario della coscienza il rischio di farsi monologo sterile, danno il senso di un interlocutore curioso, di un provocatore socratico. In effetti la curiosità intellettuale spinge tutti a chiedersi, magari banalmente, perché una giovane colta e brillante si fa suora? Che senso ha, oggi, essere suora? Come vede il mondo una suora? […]».




Home Page | Note biografiche | Libri pubblicati | Alcuni altri scritti | Libri presentati | Contatti | Mappa del sito


Torna ai contenuti | Torna al menu