Antonino Fedele


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Orazioni ed epistole di Cassandra Fedele

Opere proprie

Opere proprie                                                                                    


Antonino Fedele (traduzione e cura di)
Cassandra Fedele, Orazioni ed epistole

Editrice: Il Poligrafo
Pubblicazione: Padova 2010
Descrizione fisica: p. 470; cm. 14x21
IBSN n. 978-88-7115-698-9

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PRESENTAZIONE
di Tiziana Agostini

     Nunquam tu fueris foemina, sed vir eras.
     Sive uni dedit hoc divina potentia munus
     Hoc una ex cunctis foemina munus habes*.

     Virgo, cui tinnit falerata lingua,
     Ore facundo gravibusque dictis
     Cui tonat dignam Cicerone pectus
           Eloquiumque.
     Sive sermonem sequeris pedestrem,
     Sive bullatum potius cothurnum,
     Vel quod intonsi sapuere patres
           quodquod novelli.
     Nescio quo te celebrare plectro
     Debeam**




    Scriveva da Sebenico Ambrogio Miches il 12 gennaio 14871, rivolgendosi “da sconosciuto” a Cassandra Fedele, perché


    la fama delle tue buone qualità è cresciuta e alla fine, giunta alle nostre orecchie, tra gli altri mi ha spinto a stuzzicare la tua cultura in modo che almeno da ciò tu possa cominciare ad apprendere che la fama del tuo nome si sparge intorno un po' dovunque, anche lontano, che è giunta nel nostro paese e che non la si può comprimere dentro le pareti domestiche. […] Di te e della tua dedizione allo studio, infatti, si celebrano quegli aspetti che stupirebbero non solo nell'ambito del sesso femminile ma in verità anche in quello maschile


        tibi vocem dedit et Cyllenius aitem

        Iupiter ingenium magnus Apollo chelim2


    Ma tu hai fatto crescere queste doti, hai superato le difficoltà del sesso, hai domato la natura, hai eguagliato non solo le eccellenti ed illustri giovani del nostro tempo, come Donna Costanza Sforza, Donna Battista Malatesta, la veronese Isotta Nogarola, le cui splendide orazioni ed epistole sono in circolazione.


    Apprendiamo così che l'impegno intellettuale della giovane veneziana, nata presumibilmente nel 1465, aveva trasceso ben presto i confini della sua città. Più in generale ciò che da subito colpisce nella vicenda umana e letteraria di questa scrittrice è la sua capacità di stendere attorno a sé una fitta trama di corrispondenze che intrecciano personalità della cultura, della chiesa e capi di stato. I grandi umanisti Angelo Poliziano, Marco Antonio Sabellico, i papi Leone X e Paolo III, le regine Isabella di Castiglia e Bona Sforza sono alcuni dei suoi corrispondenti e in molti casi estimatori. Grazie al padre, patrizio veneziano colto e stimato, che ne aveva intuito le qualità intellettuali, Cassandra aveva ricevuto una solida preparazione umanistica, coltivata poi con ferma determinazione. Scrive Cassandra a Gerolamo Campagnola: «Mi chiedi se faccio qualcosa? Ti dico che studio il diritto. Mi dirai: - A che pro? - Per la mia piccola mente debole e stanca. - Perché? - Perché essa sia in grado di rispondere ai creditori e perché desidero che si esprima convenientemente quando deve lottare con i debiti. Avere il sopravvento sui perfetti oratori, infatti, è una piccola vanteria che fa piacere e, inoltre, non fa uscire dalla bocca alcunché di riprovevole e di inurbano».3

    Al letterato Filomuso: «Sappi che io agli studi attendo con tutte le mie forze e con la massima diligenza».4 Al medesimo:



    Mi chiedi di sapere da quale preoccupazione io sia tenuta assiduamente sveglia? Oh, cosa devo sentirmi dire! Parli di preoccupazione? Ahi, me lo chiedi come fossi un'estranea! Non sai che nel meraviglioso silenzio della notte mi dedico allo studio dei Peripatetici con un'applicazione talmente assidua da macerarmi tutta quanta?5


    Alla regina Isabella:


    Penso effettivamente che in questa vita due cose possano procurarmi l'immortalità e la felicità: una consiste nel tempo generoso e soave che sin dalla più tenera età ho sempre dedicato allo studio delle lettere, l'altra, invece, nel fatto che abbia messo unicamente a Vostra disposizione il mio animo, la mia mente e, infine, tutta me stessa come non mai, in modo da poter contemplare e ammirare di persona il Vostro coraggio e le altre infinite virtù.6


    Il 14 novembre del 1487 Cassandra ha occasione di mostrare pubblicamente il proprio talento in occasione della laurea in filosofia presso l'Università di Padova del suo familiare Bertuccio Lamberti, quando, secondo la consuetudine del tempo, pronuncia in sua lode una orazione apparsa a stampa l'anno successivo a Venezia e Modena e nel 1489 a Norimberga. Nel testo, steso in elegante prosa latina, la giovane ammonisce che «una terribile fine attende tutto ciò che è transeunte, mentre ciò che si conquista con le capacità e con l'ingegno viene goduto dai posteri»;7 grazie alla parola inoltre si riesce a trascendere la brutalità umana:


    Ora cosa c'è di così arido, di così selvaggio, di così ignobile, di così spregevole che non riceva vitalità dall'arte raffinata della parola e che quasi non se ne avvantaggi? Cosa c'è di più lodevole, di più nobile, di più amabile dell'eloquenza o dell'ammirazione di coloro che ascoltano, della speranza di coloro che ne hanno bisogno, della gratitudine di coloro che hanno l'opportunità di esserne difesi? D'altra parte non c'è alcunché di tanto incredibile o difficile che, parlando, non diventi probabile o facile […] Chi è quel folle che, ispirato dalla filosofia, se incline all'errore non ne sia allontanato? Questi studi sgombrano la mente, stimolano e consolidano la forza della ragione.8


    Concetti ripresi anche in altra orazione pervenutaci, dedicata all'onore degli studi letterari e scritta nello stesso periodo:


    Come le terre rimaste selvagge e incolte dal lavoro e dall'operosità degli uomini vengono rese non soltanto fertili e rigogliose di messi e di frutti, ma anche ridenti, così le nostre qualità naturali dalle belle arti vengono educate, perfezionate ed illuminate.9


    Aggiunge più avanti una nota personale:


    Fin qui ho parlato dell'utilità prodotta da questo prezioso e divino campo delle lettere, tanto fecondo e generoso; esso fornisce in abbondanza frutti anche rigogliosi, gradevolissimi e che durano nel tempo, tant'è che non appena io stessa li ho assaggiati un pochino, dopo avervi riflettuto, messi spontaneamente da parte l'odiata conocchia e l'ago, attrezzi da donnetta, ho seguito la mia vocazione: malgrado alle donne gli studi non offrano né assicurino alcun vantaggio e alcun prestigio, tuttavia ritengo che chiunque dovrebbe intraprenderli e nutrirvi interesse, non fosse altro che per quel piacere e quel diletto.10


    I contenuti proposti da Cassandra ben corrispondono ai valori che in quegli anni si stanno diffondendo attraverso l'umanesimo. L'interesse suscitato con queste orazioni dà fiducia alla giovane nelle proprie possibilità - tra l'altro veniamo a sapere dalla lettera a Sigismondo Malatesta che: «In verità tutti i giorni mi trovo in mezzo ad oratori insigni»11 -, così avvia una corrispondenza con molteplici personalità del suo tempo. Scrive, ad esempio, a Francesco Gonzaga:


    Mentre dapprima, come una ragazzina impaurita, dovrei aver timore di scrivere ad un Principe così importante, poi mi sento incoraggiata dalla Vostra clemenza e dalla Vostra magnanimità nei confronti di tutti, la quale invita la piccolezza del mio ingegno a scrivere; poi ancora, quando, all'inizio delle mie fatiche, messo da parte il mio modo di vivere tipico di una donna, mi sono dedicata al godimento non tanto di ciò che riguarda gli onori di questa vita, peraltro molto breve, quanto della presenza della Maestà Divina, tra me e me ho considerato che avrei potuto conseguire l'immortalità tra gli uomini.
    Orbene, mi sforzerò di conseguirla proprio grazie agli studi liberali, come fossi un uomo, ed ardo dall'incredibile desiderio (che peraltro non ritengo riprovevole) che il nostro nome sia reso celebre dalla voce di personaggi molto ragguardevoli.12


    I riscontri che riceve sono davvero straordinari e annoverano la regina Isabella di Castiglia che le scrive, ad esempio, da Napoli il 28 settembre 1488: «Siamo certi che dal nostro sesso, nella nostra epoca non meno che un tempo, grazie a te potrà essere conseguita quella gloria militare che dalle Amazzoni è stata conseguita per mezzo di Pantasilea».13
    Scrive Ludovico Maria Sforza da Milano il 12 aprile 1493: «Noi desideriamo non solo che tutti sappiano che, per i meriti presenti nel tuo stimatissimo sesso, sei da noi apprezzata, ma anche che sei oggetto della nostra benevolenza».14 Beatrice Sforza il 12 aprile 1493: «Ti apprezzo per i tuoi meriti giacché, unica nel nostro secolo, hai dato grandissimo lustro al sesso femminile per la cultura letteraria».15
    L'apprezzamento riguarda anche la sua capacità critica tanto che il letterato Marco Antonio Sabellico le fa pervenire le proprie Novene per averne un giudizio affermando: «e quando ne avrai letta una parte danne una valutazione sul piano generale: codesta Minerva non si può sbagliare».16
    Angelo Poliziano, che aveva avuto modo di incontrare Cassandra il 19 giugno 1491, scrive il giorno successivo a Lorenzo il Magnifico: «Item visitai quella Cassandra Fedele litterata, e salutai ecc., per vostra parte. È cosa, Lorenzo, mirabile, né meno in vulgare che in latino: discretissima et meis oculis etiam bella. Partimi stupito».17 Il letterato scrive alla stessa Cassandra, elogiandola e stupendosi di trovare una grande perizia che proviene non solo da una donna, ma addirittura da una giovinetta. Ammette quindi: «Lo sappiamo, lo sappiamo di certo che il sesso dalla natura non è stato condannato all'ottusità o all'ebetismo» ma precisa come:


anche schiavi di valore molto basso siano giunti al colmo della gloria. Nel nostro tempo, invece, in cui nel campo letterario pochi, anche tra uomini, hanno alzato il capo più in alto, notiamo che, nonostante tutto, l'unica a venir fuori sei tu, fanciulla, che maneggi il libro al posto della lana, la penna al posto del belletto, la scrittura al posto del ricamo e che non ricopri la pelle con il bianchetto18 ma il papiro con l'inchiostro. Ciò per la verità, non è più consueto, o meno raro, o straordinario che se nel bel mezzo del ghiaccio nascessero le viole, dalla neve le rose, dai rovi i gigli. E perciò, se questa vocazione viene subito vista come un miracolo, cosa dire di un così grande successo negli studi?
    Cassandra tu scrivi in latino lettere accurate, profonde, di buon gusto, e, per quanto vi sia presente una certa grazia giovanile ed un certo candore verginale, esse sono molto piacevoli, ma pur tuttavia pregnanti e prudenti in modo stupendo.
    Abbiamo letto la tua orazione erudita, densa di contenuti, risonante, chiara e ricolma di fervida genialità; inoltre abbiamo appreso che non ti manca quella capacità di improvvisare che talvolta è venuta meno ai grandi oratori. Si dice che tu, poi, nella dialettica sei capace di stringere nodi inestricabili, di sciogliere quelli che da altri non sono mai stati sciolti e che giammai sarebbe possibile sciogliere; per di più conosci la filosofia al punto tale da riuscire a difendere rigorosamente le questioni che ti vengono sottoposte, o di confutarle energicamente; osi anche gareggiare con gli uomini, fanciulla, appunto, nel nobilissimo campo della scienza in modo tale che il sesso non influisca sull'animo, l'animo sul pudore, il pudore sull'ingegno.19


    Apprendiamo dunque che Cassandra oltre allo scrivere si cimenta in discorsi pubblici, come conferma anche un'altra lettera rivoltale da Ludovico Cendrata, che riferisce di un incontro avvenuto con una delegazione di ambasciatori in data 8 ottobre 1491, durante il quale ella risponde ad una serie di quesiti a lei posti. Alla fine della missiva20 così precisa Cendrata:


    Costoro certamente hanno segnato come fortunato quel giorno di sabato 8 del mese e, mentre con la loro presenza concludevano l'intensa giornata, serbavano il ricordo di avere visto e di avere ascoltato una donna eccellente per la riservatezza e la purezza dei costumi, adornata con capelli arricciati, non di belletto, non di ori, o di perle, o di un vestito di gran valore, ma tuttavia bianco ed elegante, alla maniera delle ninfe, quasi sempre occupata nella fornitissima biblioteca delle buone qualità, alle quali tutti quanti auguriamo felicità unitamente al suo affezionatissimo papà.


    Descrizione confermata dal ritratto fattole a sedici anni da Giovanni Bellini così commentato da Bartolomeo Gamba che lo ripropone nell'Ottocento: «Le donne vi ammireranno sopra tutto la greca acconciatura della testa che sembra ideale, gli uomini quel non so che di contemplativo, che traspare da un volto il più modesto e il più delicato».21
    Certo la sua bellezza unita al desiderio di intessere rapporti può avere ingenerato equivoci, per cui deve precisare ad esempio a Nicolò Leonico Tomeo in una lettera datata 9 agosto 1486:


    Bisogna dire che la nostra cara e vera amicizia è sorta tra noi a motivo della perfezione morale. Evidentemente i rapporti che io intrattengo con te sono da mettere in relazione con la tua eccezionale preparazione culturale, con la tua rettitudine e con la tua integrità morale, non con un sentimento volgare, per cui ti prego di fare altrettanto.22


    Cassandra è pienamente consapevole della sua femminilità e sono piuttosto i suoi interlocutori maschi a dover giustificare la sua singolarità, all'interno di una società dove ancora le donne non hanno uno spazio pubblico. Scrive Ambrogio Miches nella succitata lettera:23


    Io penso che i secoli futuri parleranno di te: hai dedicato il tuo spirito alle belle arti e non al lavoro femminile della lana o alle attività meccaniche […] Le Amazzoni furono guerriere, anche la vergine Camilla fu guerriera; esse osarono cimentarsi in battaglia con degli uomini e pur tuttavia considero che sia di maggiore merito cimentarsi con degli uomini, non con il corpo e con le mani ma anche con lo spirito e la conoscenza delle belle lettere come suoli fare tu, giovane fortunata e cercare di raggiungere la notorietà non grazie alle capacità fisiche ma alle qualità dello spirito.


    Afferma invece Pietro d'Aubusson, Maestro dell'Ordine Gerosolimitano di San Giovanni che Cassandra Fedele «un prodigio inaudito per l'imperscrutabile saggezza, ha offerto al secolo nostro l'occasione di discuterne: uno spirito davvero virile ha mostrato di ingenerarsi in una donna».24 Giovanni Mongonio di Cosenza:


    Il fatto che in ogni occasione tu esalti e collochi al vertice il sesso femminile, come se, stando in alto, tu sola, per invidia, volessi mandare a fondo il nostro sesso, oppure che ti sembrasse completamente sprofondato. Ma siccome la natura ha voluto sperimentare unicamente in te quanto fossero efficaci le sue forze, ha impiegato le sue energie con preferenza e volentieri nel tuo genio.25


    Cassandra sembra dunque destinata ad una vita straordinaria, se anche la regina di Spagna la invita a recarsi presso la sua corte, ma ciò non avverrà mai, per gli ostacoli frapposti dalla Serenissima e per problemi familiari intervenuti.
    Verso la fine del secolo troviamo la letterata sposata al medico vicentino Gian Maria Mapelli, con cui si sposterà a Creta: di fatto si interrompe la sua attività di scrittura. Rimasta quindi vedova nel 1520 e in ristrettezze economiche, prova a rivolgersi a papa Leone X, per ricevere aiuto26 senza sortire alcunché e neppure la Serenissima la sostiene.
    Continua a dibattersi nelle difficoltà fino a quando Paolo III le concede di diventare superiora dell'ospitale di San Domenico di Castello a Venezia.27
    Il 18 aprile 1556 arriva a Venezia la regina Bona Sforza, vedova del defunto re Sigismondo di Polonia. Secondo consuetudine, la Serenissima accoglie la sovrana con magnificenza, e questa volta si ricorda del talento della sua cittadina, più che novantenne, alla quale affida il saluto ufficiale, nonostante da decenni sembri aver smesso la penna, pur rimanendo ancora attiva a San Domenico. Scriverà Cassandra nell'orazione per Bona Sforza: «Purtroppo il peso degli anni rende sempre più deboli le forze del mio ingegno e mi distoglie da tanta gloria alla quale, seppure non per mia volontà, mi sono dedicata già da lungo tempo». In realtà a noi pare che la sua sia stata una consapevole volontà di gloria, manifestata fino agli ultimi giorni.

    Abbiamo cercato di offrire alcune suggestioni desunte dalle Orationes e dalle Epistole di Cassandra Fedele, contenute nelle pagine che seguono, per restituire parte del fascino da cui i suoi contemporanei furono sicuramente attratti nel sentirla parlare o nel leggere i suoi testi. Non vi è dubbio che molto si è perduto, tanto che sono fortemente lacunose le notizie biografiche pervenute, come la sua produzione. Raccogliere, riordinare quanto rimasto per offrirlo modernamente edito era impegno preliminare da assumere per riportare in primo piano, unitamente all'opera, anche la forza intellettuale di Cassandra Fedele, capace da giovane di sfidare le più dure convenzioni e i più consolidati pregiudizi, che socialmente le imponevano obiettivi diversi da quelli che aveva in animo. Se al giovanile affermarsi del suo talento non ha corrisposto una equivalente conferma nella maturità, la causa può ancora una volta ricadere nella tradizionale prospettiva matrimoniale, a cui erano destinate le donne, escluse dallo spazio sociale. A ciò seguirono difficili condizioni economiche, eppure di lei continuano a stupirci la ferma e tranquilla determinazione di donna colta e consapevole, capace di sorprendere, anche se novantenne, la regina di Polonia, Bona Sforza. E in quell'occasione anche la Serenissima parve riscattarsi dall'aver ostacolato la propria grande figlia da giovane, probabilmente avendole impedito di trasferirsi alla corte di Spagna, e non avendola sostenuta economicamente una volta divenuta vedova, quando versava in condizioni di indigenza. La grandezza di Cassandra finora è stata un'eco lontana anche tra le studiose di genere, per questo salutiamo con gratitudine l'impegno di Antonino Fedele, discendente del ramo calabrese28 della famiglia della stessa Cassandra, che si è assunto l'onere di offrirci riunito in volume quanto sulla sua antenata è rimasto. Si è trattato di un rigoroso sforzo di ricerca critica, volto a ricostruire fin dove possibile la biografia della letterata, raccogliendo l'insieme dei testi emersi, debitamente tradotti e riordinati. Il tutto è completato dalle lettere ricevute dalla stessa Cassandra, dalle quali più nitidamente emerge e si rafforza il suo profilo intellettuale ed umano.29
    Siamo grati al professor Fedele, sia da studiosi che da lettori che cercano nelle esemplari esistenze del passato una chiave di senso ad un presente che spesso ci sfugge.





NOTE


* Tu non sarai mai stata donna, ma eri uomo. O piuttosto l'Onnipotente concesse a te sola questo dono: tra tutti quanti sei stata la sola donna a possedere tale dono.
Julii Scaligeri in Cassandram epigramma. Si veda infra p. 459.

** Fanciulla, le cui splendide parole risuonano sulla bocca eloquente, nelle espressioni, il cui degno petto riecheggia l'eloquenza ciceroniana, sia che tu segua il discorso a piedi nudi, sia piuttosto calzando il coturno gemmato, ossia ciò che hanno gustato i padri di un tempo che quelli di adesso, io non so con quale cetra ti debba celebrare. Francisci Nigri, veneti doctor, in Cassandram Pisteam. Si veda infra p. 453.

1 Ricordo che al tempo della Serenissima l'anno cominciava a marzo per cui secondo il cosiddetto more veneto potrebbe trattarsi del 1488.

2 La Musa ti diede la voce e Mercurio la parola;/ Giove l'ingegno e il grande Apollo la lira.Si veda infra p.369.

3 Infra, p. 92.

4 Infra, p. 96.

5 Infra, p. 98.

6 Infra, p. 106.

7 Infra, p. 55.

8 Infra, p. 57.

9 Infra, p. 69.

10 Infra, p. 69

11 Infra, p. 85

12 Infra, p. 81

13 Infra, p. 349

14 Infra, p. 351.

15 Infra, p. 353.

16 Infra, p. 355.

17 Citazione ripresa dal profilo dedicato a Cassandra Fedele da Gianna Gianola nel volume Le stanze ritrovate. Antologia di scrittrici venete dal Quattrocento al Novecento, a cura di Antonia Arslan, Adriana Chemello, Gilberto Pizzamiglio, MiranoVenezia, Eidos, 1991, pp. 15-26, p.18.

18 Secondo la moda del tempo, le donne sbiancavano il loro volto, come si usa fare ancor oggi in Estremo Oriente.

19 Infra, p. 385.

20 Infra, p. 299.

21 Bartolomeo Gamba, Dodici vite e Ritratti di donne illustri delle provincie veneziane, Vita II, Venezia, 1826.

22 Infra, p. 89.

23 Infra, p. 371.

24 Infra, p. 373.

25 Infra, p. 361.

26 Infra, p. 333.

27 E' conservata una lettera inviata da Cassandra al Pontefice Paolo III, in data 19 marzo 1547, in cui ricorda le durissime condizioni della propria vita sostenute dalla speranza in Cristo. Si veda infra p. 339.

28 Tale ramo ebbe origine da un pronipote (per parte del fratello) di Cassandra Fedele, il quale, durante il viaggio di ritorno in patria dalla battaglia combattuta il 7 ottobre 1571 a Lepanto tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle federate sotto le insegne pontificie della Lega Santa che riuniva forze navali di Venezia, cui egli apparteneva, della Spagna (con Napoli e Sicilia), di Roma, di Genova, dei Cavalieri di Malta e del Ducato di Savoia, molto probabilmente per poter godere di un beneficio di una certa rilevanza che gli sarà stato offerto quale reduce importante per meriti acquisiti, decise di fermarsi nella Locride, in Calabria, dove prese moglie e dove dette origine ad una sua progenie, che prima si è propagata in tutta la regione e successivamente nella vicina Puglia. Ciò è attestato, tra l'altro, dalla ricorrenza dei nomi che, secondo l'antica usanza, tuttora sono presenti nella discendenza, come Alessandro, Francesco, Raffaele,Vincenzo, ecc.

29 Nell'ambito anglosassone degli Women's Study, sono apparsi di recente lavori che si soffermano su Cassandra Fedele, quali: CASSANDRA FEDELE, Letters and Orations, Edited and translated by Diana Robin, The University of Chicago Press, 2000; in ambito italiano finora non si è mostrato medesimo interesse.














































































































































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